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Roma Collection

15.02.2014 10:59

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Mostra di Berengo Gardin a Venezia: Storie di un Fotografo

04.04.2013 18:39

 

"La mostra fotografica "Storie di un fotografo", ospitata presso la Casa dei Tre Oci", Giudecca 43, a Venezia, propone le immagini che Gianni Berengo Gardin considera tra le più rappresentative della propriacarriera. Tra le 130 fotografie anche diversi inediti: la più completaantologica del maestro, che ne ripercorre la carriera (mostre passate, libri, pubblicazioni su giornali e riviste) dal '40 a oggi, curata da Denis Curti, direttore artistico della casa dei Tre Oci.
La mostra, che resterà aperta fino al 12 maggio 2013, è prodotta da Civita Tre Venezie e da Contrasto con il sostegno di Veneto Banca e della Regione Veneto.
 
Tra i soggetti prediletti da Berengo Gardin,Venezia e Milano, i manicomi e la legge Basaglia, la Biennale d'arte di Venezia e gli zingari, e ancora, il reportage "Dentro le case" e New York, Vienna, la Gran Bretagna, ì l'esperienza con il Touring Club, che lo ha spinto a scoprire gli angoli più reconditi del nostro paese. 
Narratore della vita di tutti i giorni, nella sua evoluzione: la passione per le strade, la gente qualunque incontrata per caso, una lunga vita professionale e oltre mezzo secolo di storia d'Italiain oltre un milione di scatti.
Frasi quali "il colore distrae il fotografo e chi guarda", un inno al bianco e nero, possono non trovare tutti d'accordo, ma fanno riflettere. "Le immagini sono ciò che conta”.
Accompagna la mostra il catalogo, edito da Marsilio Editori, curato da Denis Curti."

 

 

 

 

Gianni Berengo Gardin "Storie di un fotografo"

Casa dei Tre Oci
Giudecca 43, Venezia
Fino al 12.05.2013.


Orari: tutti i giorni 10.00 - 19.00; chiuso martedì


Info: tel.+39 041 24 12 332
   www.treoci.org

Biglietti: 9,00 € intero; 7,00 € ridotto; 2,50 €: per titolari tessera Giovani a Teatro.
Gratuito: bambini fino ai 6 anni, un accompagnatore per ogni gruppo, disabili e accompagnatore, due insegnanti accompagnatori per classe, docenti universitari.
Prenotazione singoli e gruppi: 1,50 € a biglietto

https://www.dphoto.it

 

Ci troviamo al cospetto di uno tra gli esponenti di maggior spicco della fotografia italiana, europea e mondiale. Sebbene  il maestro Berengo Gardin non ama definirsi artista, autoproclamandosi artigiano della fotografia, noi lo consideriamo artista tra gli artigiani ed artigiano tra gli artisti. Credo sia inutile spendere altre parole difronte alle sue foto, bisogna soltanto fermarsi ad ammirarle.

Approfitto di questa occasione per aprire una parentesi relativa al gravissimo malessere che sta fiaccando ogni giorno più inesorabilmente la nostra cultura e le nostre istituzioni. Ci sono intere aree del territorio italiano assolutamente tagliate fuori da simili iniziative culturali atte a diffondere le opere di artisti di siffatto calibro. É vero che la sfavorevole congiuntura economica non lascia molto spazio ad operazioni che non siano di stretto carattere emergenziale, ma le istituzioni preposte dovrebbero rilanciarsi e riqualificarsi attraverso la promozione e sopratutto l'educazione alla cultura partendo dalle scuole e dai centri di aggregazione sopratutto di realtà territoriali emarginate e distanti dai grandi numeri metropolitani. Chiusa parentesi.

 

 

14 aprile | Transiberiana d'Italia: un treno social con Paesaggid'Abruzzo !

04.04.2013 18:35

Come collegare un evento di turismo gastronomico e culturale ad un treno che una politica fatta di tagli non vuole più? A questa domanda TransIta Onlus, onlus a difesa della Transiberiana d’Italia, ha saputo dare una risposta organizzando, con l'associazione Le Rotaie Molise, treni turistici sulla linea con partenze dal Molise verso l’Abruzzo per tenere in vita la linea ferrovia. La loro associazione è nata dopo la chiusura della linea ferroviaria Sulmona-Carpinone, decretata tra il 2010 e il 2011 dalle regioni Molise e Abruzzo In Molise, dove è nata l'iniziativa di treni turistici, si è registrato un clamoroso successo di pubblico, mentre in Abruzzo, nel cui territorio la ferrovia attraversa il tratto che a livello panoramico è più esclusivo, tutto stentava ancora a decollare a causa di una scarsa attenzione dei media al tema. Come nasce l’iniziativa con Paesaggi d’Abruzzo? Quando a gennaio siamo stati contattati da Claudio Colaizzo, responsabile treni Abruzzo di TransIta Onlus, per una possibile iniziativa con Paesaggi d’Abruzzo, abbiamo subito accettato la proposta perché riteniamo che il loro progetto di organizzare treni turistici per tenere in vita una linea, che puo' essere una risorsa per il territorio, abbia bisogno di tante adesioni. Abbiamo ritenuto importante sensibilizzare quanta più gente possibile, specie sul versante abruzzese che non ancora aveva risposto all'invito, su questa iniziativa che ha l'obiettivo di riscoprire e valorizzare le tradizioni locali dei borghi attraversati e far conoscere le bellezze paesaggistiche che le nostre montagne offrono. Nella speranza che il messaggio arrivi alle istituzioni competenti e che si rendano conto dell'importanza di riattivare in modo continuativo il trasporto pubblico sulla linea ferroviaria Sulmona-Carpinone. Abbiamo pertanto iniziato a proporre alle tante persone che ci seguono l’idea di possibili partenze anche dall’Abruzzo attraverso la pubblicazione di foto sulla nostra fanpage e dei seguenti articoli:

- Viaggio sulla Transiberiana d'Italia - Domenica 20 Gennaio 2013 del 16/01/2013 (6512 letture)

- Transiberiana d'Italia... in partenza dall'Abruzzo! del 26/01/2013 (4746 letture)

La risposta delle persone è stata entusiasmante e sono arrivate tantissime adesioni che hanno permesso alla Onlus di organizzare con successo in data 3 marzo la prima partenza dall’Abruzzo. Cosa avete pensato di organizzare per il 14 aprile? Il 14 aprile, con Paesaggi d’Abruzzo, saremo a bordo della Transiberiana d'Italia per il primo “social treno” : abbiamo pensato ad un grande evento di Viaggio,Fotografia, Cultura e Cucina. Porteremo con noi 50 tra giornalisti (Il Centro d’Abruzzo), TV (Talenti e Territori), blogger (Life in Abruzzo,Terre Nomadi, Instagramers Abruzzo, Abruzzo4Foodies, Rosanna Cooking) e fotoamatori che partecipano attivamente sulla nostra community (circa 40). L’idea è quella di uno storytelling collettivo, il racconto di un viaggio attraverso la fotografia, la condivisione su social network (Twitter,Instagram,Facebook), blog e giornali per sensibilizzare l'attenzione sul tema. Un ulteriore tentativo per evidenziare le bellezze e le peculiarità di una tratta ferroviaria unica nel suo genere che rischia di essere soppressa. Partiremo da Sulmona, a bordo delle storiche automotrici Aln 668 serie 3300, vere e proprie "regine della linea", create negli anni '80, ed attraverseranno le maestose montagne nel Parco Nazionale della Majella, gli altipiani abruzzesi per poi entrare nel verde e selvaggio territorio dell'Alto Molise con ritorno conclusivo a Sulmona. Il programma è ancora in via di definizione e sarà reso noto la prossima settimana, ma il treno è già tutto esaurito ,non ci sono quindi posti a disposizione per il 14 di aprile ma presto saranno rese note sulla fanpage di TranIta Onlus le prossime partenze.

https://www.paesaggidabruzzo.com

Siamo in attesa delle prossime date nella speranza che le "corse" ridiventino quotidiane. Abbiamo la fortuna di avere delle corsie preferenziali con un impatto ambientale minimo all'interno di un territorio incantevole e cosa fanno le nostre care istituzioni (sempre loro..)? pensano bene di sopprimerle!! Il nostro è diventato un paese che galleggia grazie all'iniziativa, la volontà e la passione dei singoli...

 

 

Sky Mirror

04.04.2013 18:24

 

 

 

 

Sydney, Australia

 

La scultura gigante “Sky Mirror” del’artista britannico Anish Kapoor. L’opera, esposta al Museo d’Arte Contemporanea di Sydney, ha un 

diametro di 10 metri ed è costruita in acciaio inox. Lo specchio ha superfici concave e convesse che creano immagini in continua evoluzione come il sole e le nuvole in cielo in movimento e passant (AP Photo / Rick Rycroft)

https://www.ilpost.it

 

Tralasciando le considerazioni estetiche che non possono prescindere da un rigoroso criterio di soggettività, vorrei porre l'attenzione su un altro aspetto che in qualche modo emerge a gran voce da questa scultura gigante, ovvero la considerazione e lo spazio concesso alle opere d'arte all'interno di tessuti urbani e di riflesso sociali nelle più progredite realtà culturali del globo. Partendo dal fatto che un opera d'arte non è un semplice esercizio di stile ma è una forma di comunicazione che stimola sensibilità diverse, il suo ruolo nei confronti dei potenziali fruitori è anche quello di fissare dei punti d'interesse per il presente e di memoria per il futuro. Ogni popolo, ogni cultura viene ricordata, oltre che per le

conquiste (o le regressioni) sociali, anche per le impronte estetiche delle proprie città, dei propri monumenti e di tutto ciò che determina l'impatto visivo caratteristico e caratterizzante dell'epoca a cui fanno riferimento. Di esempi eclatanti e significativi la nostra storia e sopratutto le nostre città ne sono la testimonianza più tangibile. Ma (c'è sempre un ma!!) proviamo ad esaminare, rimanendo entro i confini del nostro amato "bel paese", gli ultimi decenni sino ad oggi.

Dicono che, ad esempio, in Argentina esista un monumento a tutto: alla madre, al padre, alla scuola, alle montagne, al mare e persino  al vento.  Nel bel mezzo della Patagonia, circondato dal nulla hanno installato un monumento dedicato proprio al vento (inteso come evento atmosferico): un modo come un altro per affermare un connubio tra lo spazio e le coscienze, senza invasioni di campo reciproche e nel rispetto delle prerogative proprie del contesto interessato. Stiamo parlando dell'Argentina, uno stato che non può essere certamente collocato tra i più progrediti ed opulenti del pianeta. In Italia cosa accade? Nulla! Anzi no, il nulla sarebbe preferibile allo scempio con il quale ci scontriamo ogni qualvolta  volgiamo lo sguardo sulle "bellezze" che ci circondano. Fatte salve le opere che cordialmente e molto generosamente ci ha voluto donare la madre terra, e quelle che ci hanno indegnamente lasciato in eredità i nostri lontani predecessori, le generazioni a cui apparteniamo hanno violentato il gusto estetico comune con devastazioni territoriali ed urbanistiche degne di una nazione del terzo mondo senza innesti artistici di rilievo ( non per mancanza di artisti...) a compensare monumenti al degrado, ecomostri e lottizzazioni selvagge. Facciamo un giro, ad esempio, nelle periferie della nostra capitale, dove un unica mano di un ristretto numero di costruttori ha edificato milioni di metri cubi di alloggi/dormitori tutti identici tra di loro, scrivendo regole urbanistiche prive di progettualità e sopratutto colpevolmente tollerate da amministrazioni comunali che nel migliore dei casi possono essere definire incompetenti. Una periferia romana sterminata,  stratificata in costruzioni prive d'identità che uccidono l'idea di armonia restituendo agglomerati di cemento che rubano spazio avanzando come il deserto. Di esempi simili se ne possono fare a migliaia per tutte le città italiane. Stiamo firmando il nostro presente con opere che ci condanneranno alla dannazione eterna da parte degli incolpevoli sfortunati nostri eredi. Sia chiaro, questo non è un problema di congiuntura economica o finanziaria, ma è un problema di ordine culturale e morale: la nostra è una società debole ed impoverita da messaggi subliminali che incitano alla pratica della prosaica cultura individualista, pratica che nel perseguire un benessere personale a discapito del prossimo, ineluttabilmente finisce il giro colpendo chi la adotta.

 

 
 

EcologicalMind: Pepi Merisio - PHOTOGRAPHY (by elena dilascio)

04.04.2013 18:18

 

  

Non c'è bisogno di andare molto lontano per trovare chi con la fotografia è riuscito a sintetizzare l'essenza di un popolo. Grazie a questo video di Elena Dilascio abbiamo la possibilità di ammirare alcuni tra migliori scatti del nostro Pepi Merisio. Fotografie in bianco e nero che raccontano un Italia che sembra lontana anni luce da quella attuale, un Italia che a partire dal dopoguerra attraversa i vari stadi della ricostruzione, dell'industrializzazione, delle migrazioni, della motorizzazione di massa immortalata con passione e senza artifici di sorta. Un Italia che senza queste istantanee di vita avremmo stentato a credere autentica.

La valigia dei sogni

04.04.2013 18:12

recentemente è stata rinvenuta in Messico una valigia contenete negativi che si pensava fossero andati irrimediabilmente perduti. Il fatto in se è molto importante per la storia degli autori e per la storia della fotografia in generale. Ma, al di là dell'aspetto culturale, ciò che emerge da questo episodio è la capacità che le nuove tecnologie, ormai irrimediabilmente e quasi completamente impadronitesi della fotografia, di poter garantire la fruibilità degli archivi nel corso del tempo. E' un argomento sul quale si sono effettuate innumerevoli disquisizioni ma che all'atto pratico presenta seri problemi a livello di garanzie. Ho ancora da qualche parte una scatola piena di fotografie stampate, ingiallite, rovinate ma vere, tangibili, con addosso il profumo degli anni quasi a rappresentare una linea di collegamento con il periodo o l'attimo a cui le istantanee fanno riferimento. Non sarà comodo visionarle come dinanzi ad un monitor, ma le sensazioni che ti restituisce il contatto "fisico" con il supporto di stampa nessuno schermo potrà mai nemmeno minimamente avvicinare. E' vero che anche i files digitali possono essere stampati e conservati in una scatola di cartone, ma quanti di noi lo fanno? oggi quella valigia messicana si è trasformata in miliardi di gigabyte racchiusi in milioni di hard disk: chissà tra cento anni cosa troveranno al loro interno?

ci risiamo

04.04.2013 16:02
 

Ci risiamo. C'è sempre qualcuno o qualcosa che ci ricorda in quale Posto viviamo. Un Posto dove il diritto ha sempre una doppia anima: il diritto di non essere defraudati ed il diritto di defraudare. Un posto dove il controllore commette gli illeciti che è tenuto a controllare, stigmatizzando il mal costume che è talmente "mal" da non riuscire a nascondere se stesso. Stiamo parlando di un Posto dove la furbizia viene immolata a scorciatoia di vita. Un Posto dove le arterie della legalità sono quasi deserte: prendono tutti le scorciatoie. Un Posto nel quale tutti vorrebbero vivere se solo fosse vivibile. Un Posto dove "così fan tutti" ma dove tutti muovono una mano per "fare" agitando l'altra per "bacchettare". Fermiamoci qui e rimaniamo con il dubbio che ci assale nel complicato tentativo di capire di quale Posto stiamo parlando...


claudiarocchini.it

questione di scelte

04.04.2013 10:24

 

dal 27 marzo al 27 luglio di quest'anno Parigi ospita una mostra fotografica dedicata a l'evento sportivo più amato dai francesi: il tour de france. L'iniziativa è stata promossa dal Senato con l'intento di raccontare i 100 anni della Grand Boucle attraverso le immagini. Teatro dell'esposizione il magnifico parco cittadino del Jardin du Luxembourg. L'intenzione è quella di narrare attraverso il veicolo del ciclismo le vicende della Francia intera, che ogni anno viene attraversata da questa storica corsa a tappe lungo le sue montagne, le sue pianure e le sue meravigliose città.Questo evento, al di là dell'aspetto sportivo, rappresenta l'indicatore con cui misurare l'attenzione verso la promozione del territorio propria di uno stato come la Francia. Una esaltazione di se stessi, marcatamente transalpina, presentata attraverso il medium fotografico. E torniamo sempre alla stessa pagina dello stesso libro che ci racconta di come oltre confine viene collocata all'interno delle discipline culturali la pratica della fotografia. Un approccio decisamente diverso da quello italiano che non concepisce ad esempio in seno all'editoria una figura, quella del fotografo, capace di espletare al meglio la funzione narrativa e descrittiva che nessun altro ruolo è capace di interpretare. Noi abbiamo ancora in embrione (salvo rarissimi casi) la decisiva e fondamentale azione del "photo editor" troppo spesso surrogata da improvvisati mestieranti privi di adeguate formazioni specifiche per il ruolo occupato. Di riflesso viene sminuita la professionalità del fotografo utilizzando spesso immagini reperite in modo fortuito ed occasionale e ahimè a buon mercato (quando non gratuite) adattandole forzosamente al contesto narrativo che dovrebbero raccontare. Questi sono alcuni aspetti del complesso meccanismo che governa la sfera delle immagini all'interno del panorama culturale ed informativo italiano, un sintomo grave di un malessere corroborato anche dall'atteggiamento della società civile, troppo spesso disattenta e colpevolmente avulsa dalla fruizione di contenuti qualitativamente importanti. Ci troviamo nel bel mezzo di un corto circuito artistico-mediatico dove la mancanza di produzioni di peso è giustificata , se non indotta, dalla mancanza di ricettività da parte di una platea inerme ed ermetica proprio perché priva di stimolazioni adeguate.

 

 

IL gigante superbo

04.04.2013 10:23

 

Dire Eastman Kodak Company o semplicemente Kodak è un'azione all'apparenza banale che in realtà catapulta chi la pronunzia e chi la ascolta nella storia e nell'essenza della fotografia sin dai suoi albori. Tralasciando le inutili reminiscenze relativa a date, brevetti, quote di mercato, innovazioni che un'azienda di proporzioni immense, con fatturati 20/30 volte superiori a quelli dei più diretti concorrenti e con un accumulo di ricchezze tali da far impallidire qualsiasi altra multinazionale, credo sarebbe più utile concentrare la nostra attenzione sul suo disfacimento totale, che l'ha trasformata da azienda modello su scala planetaria a malata terminale in amministrazione controllata.

come è possibile che un marchio che si è sempre contraddistinto per la capacità di valorizzare innovazione, tradizione, ricerca e continuità con produzioni che hanno superato indenni le mine del tempo, non sia stato in grado di auto riciclarsi per competere ancora nel mondo dell'immagine ovvero il suo naturale terreno di elezione?L'era digitale, che ha mosso i suoi primi passi anche dalle ricerche della casa gialla, è stata un vero e proprio tsunami che con inusitata violenza a dispensato morte e terrore per tutti coloro che non sono riusciti a mettersi in salvo per tempo: mettersi in salvo equivaleva a sapersi convertire adattando le proprie produzioni alle nuove esigenze del mercato.

Ma per mettersi al riparo da eventi apocalittici, bisogna anticipare le mosse con le giuste intuizioni coadiuvate da supporti finanziari adeguati alle scelte strategiche intraprese. Chi più di Kodak, nel periodo del "change over" aveva i mezzi per anticipare e soppiantare la concorrenza? Dove è andato a finire il vantaggio accumulato in modo quasi imbarazzante nel corso di decenni di crescite commerciali ed economiche difficilmente paragonabili con altre realtà?Vi ricordate, tanto per fare un esempio, la Kodachrome? Una pellicola che ha realmente segnato un epoca nella storia della fotografia a colori. Una pellicola invertibile tra le più imitate di sempre, capace di restituire colori, contrasti, acutanza e sfumature ineguagliabili. Una diapositiva che ha fatto letteralmente scuola. E la Tri-x? Altro caposaldo delle emulsioni ai sali d'argento, ancora oggi la più amata ed utilizzata da professionisti ed estimatori del bianco e nero.Poi c'erano i chimici, le carte da stampa, le macchine fotografiche, i filtri: ovunque si praticasse la fotografia, la casa di Rochester era presente per non dire invadente.

Un primato tecnologico e commerciale smisurato, che ha permesso al proprio management una navigazione in acque calme e sicure per decenni. Ma a volte le certezze anestetizzano i sensi nella convinzione che quanto acquisito rimanga tale vita natural durante: non è così. Alla prima tempesta, le acque si sono agitate e la nave della tranquillità si è trasformata in una zattera del terrore in balia degli eventi e con impietriti naviganti incapaci di qualsiasi reazione. Le hanno provate tutte pur di rimanere a galla: diversificazioni, core business alternativi, esperimenti finanziari ma sempre sotto la pressione e la scarsa lucidità propria di chi agitandosi va sempre più a fondo. Oggi stanno svendendo l'immenso patrimonio tecnologico legato alla proprietà di migliaia di brevetti pur di uscire dall'amministrazione controllata che gravità sul futuro dell'azienda; il piano industriale sembra voglia sacrificare definitivamente l'unico settore, quello delle pellicole, che ancora tiene in vita l'azienda. L'agonia del colosso di Rochester è allo stadio finale e la superbia che lo ha condotto sino a qui non potrà di certo salvarlo.

 

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Lo Stato dell’arte

04.04.2013 01:09

“Quando hai fame cosa fai, mangi un quadro?”

partendo da questa illuminante perla di saggezza si può ricostruire con ottimistica precisione la cronistoria di un decadimento culturale, e quindi morale, e quindi civile, e quindi economico, e quindi…E notizia di questi giorni il rogo che ha devastato la “Città della Scienza” in quel di Napoli. Uno dei pochi baluardi a difesa della “normalità” in un sud martoriato dalla sindrome del sopruso. Un cancro che mina le fondamenta del pensiero, identificando nell’antistato l’unica possibilità di realizzazione personale. Il problema, obiettivamente assai complesso, salda le sue radici nella storia del meridione d’Italia: una storia di saccheggi, soprusi ed illusioni ad opera di una classe dirigente che ha sempre spremuto il cittadino-suddito fino all’ultima goccia senza restituire adeguate contropartite.Fino a quando la fiamma del risentimento anti-statalista ardera nelle coscienze di noi cittadini, sarà gioco-forza impossibile sovvertire una andamento che ci sta conducendo all’autodistruzione. Il tanto agognato cambiamento comincia da noi stessi, dai comportamenti che assumiamo tutti i giorni, quando siamo nel traffico, quando differenziamo la spazzatura, quando facciamo le file…Continuando a vivere nella speranza che arrivino i marziani in nostro soccorso e contemporaneamente adottare intimi comportamenti che pubblicamente stigmatizziamo, è un esercizio oltre che stucchevole anche deleterio, dai risultati evidentemente chiari: basta guardarsi attorno per comprenderne le ragioni.Il vero cambiamento deve prendere corpo in noi stessi, nel nostro approccio verso il prossimo, verso il bene comune, verso le istituzioni, verso la politica (non i politici) percorrendo la circonferenza di un cerchio che torna, chiudendosi, al punto di partenza.La rivoluzione culturale è l’unico scoglio al quale aggrapparci per evitare, dopo il naufragio, di affogare. La nostra generazione non sembra in grado di dimostrare una matura e corretta posizione in tal senso ma abbiamo tuttavia la possibilità di riparare insegnando comportamenti virtuosi ai nostri figli. Sempre che non siano loro ad insegnarli a noi…

 
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