questione di scelte

04.04.2013 10:24

 

dal 27 marzo al 27 luglio di quest'anno Parigi ospita una mostra fotografica dedicata a l'evento sportivo più amato dai francesi: il tour de france. L'iniziativa è stata promossa dal Senato con l'intento di raccontare i 100 anni della Grand Boucle attraverso le immagini. Teatro dell'esposizione il magnifico parco cittadino del Jardin du Luxembourg. L'intenzione è quella di narrare attraverso il veicolo del ciclismo le vicende della Francia intera, che ogni anno viene attraversata da questa storica corsa a tappe lungo le sue montagne, le sue pianure e le sue meravigliose città.Questo evento, al di là dell'aspetto sportivo, rappresenta l'indicatore con cui misurare l'attenzione verso la promozione del territorio propria di uno stato come la Francia. Una esaltazione di se stessi, marcatamente transalpina, presentata attraverso il medium fotografico. E torniamo sempre alla stessa pagina dello stesso libro che ci racconta di come oltre confine viene collocata all'interno delle discipline culturali la pratica della fotografia. Un approccio decisamente diverso da quello italiano che non concepisce ad esempio in seno all'editoria una figura, quella del fotografo, capace di espletare al meglio la funzione narrativa e descrittiva che nessun altro ruolo è capace di interpretare. Noi abbiamo ancora in embrione (salvo rarissimi casi) la decisiva e fondamentale azione del "photo editor" troppo spesso surrogata da improvvisati mestieranti privi di adeguate formazioni specifiche per il ruolo occupato. Di riflesso viene sminuita la professionalità del fotografo utilizzando spesso immagini reperite in modo fortuito ed occasionale e ahimè a buon mercato (quando non gratuite) adattandole forzosamente al contesto narrativo che dovrebbero raccontare. Questi sono alcuni aspetti del complesso meccanismo che governa la sfera delle immagini all'interno del panorama culturale ed informativo italiano, un sintomo grave di un malessere corroborato anche dall'atteggiamento della società civile, troppo spesso disattenta e colpevolmente avulsa dalla fruizione di contenuti qualitativamente importanti. Ci troviamo nel bel mezzo di un corto circuito artistico-mediatico dove la mancanza di produzioni di peso è giustificata , se non indotta, dalla mancanza di ricettività da parte di una platea inerme ed ermetica proprio perché priva di stimolazioni adeguate.

 

 

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