IL gigante superbo

04.04.2013 10:23

 

Dire Eastman Kodak Company o semplicemente Kodak è un'azione all'apparenza banale che in realtà catapulta chi la pronunzia e chi la ascolta nella storia e nell'essenza della fotografia sin dai suoi albori. Tralasciando le inutili reminiscenze relativa a date, brevetti, quote di mercato, innovazioni che un'azienda di proporzioni immense, con fatturati 20/30 volte superiori a quelli dei più diretti concorrenti e con un accumulo di ricchezze tali da far impallidire qualsiasi altra multinazionale, credo sarebbe più utile concentrare la nostra attenzione sul suo disfacimento totale, che l'ha trasformata da azienda modello su scala planetaria a malata terminale in amministrazione controllata.

come è possibile che un marchio che si è sempre contraddistinto per la capacità di valorizzare innovazione, tradizione, ricerca e continuità con produzioni che hanno superato indenni le mine del tempo, non sia stato in grado di auto riciclarsi per competere ancora nel mondo dell'immagine ovvero il suo naturale terreno di elezione?L'era digitale, che ha mosso i suoi primi passi anche dalle ricerche della casa gialla, è stata un vero e proprio tsunami che con inusitata violenza a dispensato morte e terrore per tutti coloro che non sono riusciti a mettersi in salvo per tempo: mettersi in salvo equivaleva a sapersi convertire adattando le proprie produzioni alle nuove esigenze del mercato.

Ma per mettersi al riparo da eventi apocalittici, bisogna anticipare le mosse con le giuste intuizioni coadiuvate da supporti finanziari adeguati alle scelte strategiche intraprese. Chi più di Kodak, nel periodo del "change over" aveva i mezzi per anticipare e soppiantare la concorrenza? Dove è andato a finire il vantaggio accumulato in modo quasi imbarazzante nel corso di decenni di crescite commerciali ed economiche difficilmente paragonabili con altre realtà?Vi ricordate, tanto per fare un esempio, la Kodachrome? Una pellicola che ha realmente segnato un epoca nella storia della fotografia a colori. Una pellicola invertibile tra le più imitate di sempre, capace di restituire colori, contrasti, acutanza e sfumature ineguagliabili. Una diapositiva che ha fatto letteralmente scuola. E la Tri-x? Altro caposaldo delle emulsioni ai sali d'argento, ancora oggi la più amata ed utilizzata da professionisti ed estimatori del bianco e nero.Poi c'erano i chimici, le carte da stampa, le macchine fotografiche, i filtri: ovunque si praticasse la fotografia, la casa di Rochester era presente per non dire invadente.

Un primato tecnologico e commerciale smisurato, che ha permesso al proprio management una navigazione in acque calme e sicure per decenni. Ma a volte le certezze anestetizzano i sensi nella convinzione che quanto acquisito rimanga tale vita natural durante: non è così. Alla prima tempesta, le acque si sono agitate e la nave della tranquillità si è trasformata in una zattera del terrore in balia degli eventi e con impietriti naviganti incapaci di qualsiasi reazione. Le hanno provate tutte pur di rimanere a galla: diversificazioni, core business alternativi, esperimenti finanziari ma sempre sotto la pressione e la scarsa lucidità propria di chi agitandosi va sempre più a fondo. Oggi stanno svendendo l'immenso patrimonio tecnologico legato alla proprietà di migliaia di brevetti pur di uscire dall'amministrazione controllata che gravità sul futuro dell'azienda; il piano industriale sembra voglia sacrificare definitivamente l'unico settore, quello delle pellicole, che ancora tiene in vita l'azienda. L'agonia del colosso di Rochester è allo stadio finale e la superbia che lo ha condotto sino a qui non potrà di certo salvarlo.

 

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