Il mondo in una città

Il mondo in una città

Manhattan è il cuore finanziario di New York e di riflesso degli interi Stati Uniti. È anche il primo avamposto che il viaggiatore scruta al suo ingresso in città. Una grande illusione, un bluff che funziona al punto da consegnare all'immaginario collettivo un icona di città che poi è anche e sopratutto altro. Tutti la conosciamo come "The Big Apple" dando all'appellativo significati diversi a seconda delle esperienze e delle percezioni personali. Nella mia di esperienza ho si percepito una città stereotipata, come l'avevo del resto sempre immaginata, ma l'incrocio tra le mie proiezioni mentali e la realtà ha aperto una breccia che mi ha svelato una città istrionica capace di stupire continuamente. Un agglomerato urbano che partorisce a raffica contraddizioni sociali e culturali evidenziate anche dalle virate architettoniche ed infrastrutturali espresse ostentatamente. Eppure ogni apsetto sembra aderire alla perfezione con le aspettative che genera. Ogni centimetro quadrato è pervaso da una sorta di mutuo e reciproco sostentamento verso la porzione di spazio adiacente. New York è una millenaria Sequoia che conquista le profondità con salde radici per sostenere il suo possente sviluppo in verticale. E come un albero alimenta e custodisce morbosamente una miriade di microcomunità che pulsano al suo interno: dal sottosuolo tramato da infiniti cunicoli a formare un labirintico intreccio sino alle sommità dei palazzi che sfidano le leggi dell'equilibrio stagliandosi nel cielo in una famelica ricerca di nuovi orizzonti. In questo luogo ogni entità è un tassello di un gigantesco variopinto mosaico, ogni tesserina è unica ed indispensabile nel completamento del disegno complessivo. Una città che sembra non appartenere all'America da tutti idealizzata ed immaginata se non nelle sue infime e stigmatizzabili contraddizioni.

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