neo-neoreoalismo

05.04.2013 19:30

 

Negli anni a cavallo tra la seconda guerra mondiale ed il boom economico si sviluppa in Italia una corrente fotografica che pone al centro della propria ricerca la testimonianza diretta del quotidiano: il neorealismo, ovvero una pedissequa documentazione della realtà senza virtuosismi o accenti retorici. Gli esponenti di questo movimento, traslato dalla fotografia amatoriale a quella professionistica, sono nomi di spicco nel panorama artistico italiano. È grazie a loro che chi non ha vissuto quel periodo ha avuto la possibilità di comprenderne le dinamiche del cambiamento attraverso una rappresentazione della vita nei suoi aspetti più comuni e non ostentatamente ed ostinatamente sensazionalistici. Oggi la fantasia è messa a dura prova da una realtà che spesso mostra aspetti assai poco probabili: rappresentare ciò in fotografia è un esercizio controverso per la difficoltà di stabilire un confine tra vezzo estetico e ripresa "coatta". La finzione è sempre dietro l'angolo potenzialmente incarnata da entrambi i soggetti partecipanti all'evento fotografico. Anche solo una delle figure interessate all'atto dovesse "interpretare" il ruolo finirebbe per inquinare il risultato con inevitabili ripercussioni sull'efficacia della documentazione prodotta. La consapevolezza di essere attori serpeggia negli animi dei partecipanti corroborata tra l'altro dalla capillare fruizione dei contenuti in meccanismi di diffusione immediati nel tempo ed illimitati nello spazio. Ma anche questa forzatura potrebbe essere interpretata come una naturale conseguenza di atteggiamenti pur sempre riconducibili a condizionamenti ambientali. La trappola dell'ambiguità è in agguato all'interno di un confuso, caotico ed atipico "grande fratello" dove i partecipanti non ignorano il loro ruolo e dove le maestranze tentano di pilotare ciò che nelle premesse dovrebbe rappresentare la spettacolarizzazione del reale. Sicuramente nel gioco delle parti è il fotografo che, investito di un ruolo definito ed inequivocabile, deve registrare gli avvenimenti senza filtri culturali, estetici ed emotivi, lasciando al soggetto libertà completa di espressione consapevole o inconsapevole che sia: in entrambi i casi avremmo una documentazione genuina di azioni e comportamenti in grado di raccontare ed evidenziare peculiarità, attitudini e debolezze di ciò che si è voluto immortalare.

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