La fotografia nei media

13.05.2013 17:52

Vorrei porre l'accento su un interrogativo che senz'altro tocca le corde di chi si occupa, di chi si interessa e di chi gravita attorno al galassia della fotografia:

Come viene trattata la fotografia dai mezzi di comunicazione di massa in Italia?

Piccola premessa: la fotografia, nell'accezione più ampia del termine, è indubitabilmente la protagonista assoluta ed indiscussa nel panorama delle testate giornalistiche sia cartacee che elettroniche. Anche in presenza di contenuti video possiamo sempre ricondurli (forzando un po’ il concetto) ad una sequenza di immagini e quindi ad una base meramente fotografica. Vorrei tentare di capire come l’argomento “fotografia” viene considerato e trattato da quella parte dei media che, è bene ricordarlo, vivono, sopravvivono e proliferano soprattutto diffondendo ed utilizzando immagini. Facendo un po’ di chiarezza potremmo immaginare la fotografia interconnessa a tre concetti fondamentali: la pratica, la diffusione e la fruizione.

La pratica, ovvero la produzione delle immagini, si può classificare in base ai contenuti ed al target; vale a dire che se i contenuti escono dall’ambito prettamente amatoriale, ludico e personale il target assume contorni professionali che ne influenzano fruizione e diffusione.

La fruizione a sua volta può essere di orientamento artistico/culturale, attingendo dai classici canali museali, dalle mostre o dalle infinità di eventi organizzati a supporto di una specifica ed approfondita visione ed informazione. Spesso la fruizione può avere connotazioni commerciali, per addetti ai lavori, che utilizzano sempre più le nuove tecnologie (internet in prima fila) per adempiere finalità connesse ai circuiti professionali.

La diffusione rappresenta lo snodo fondamentale da dove si dipanano i molteplici percorsi del medium fotografico.  Vi è la diffusione classica della carta stampata, dove nel tempo le immagini hanno conquistato maggior risalto appropriandosi di sezioni sempre più preponderanti all'interno dei giornali. Vi è poi la diffusione su riviste e periodici che devono le loro fortune al connubio tra fotografie e supporti di stampa qualitativamente superiori rispetto ai quotidiani. Internet è il fenomeno del momento, è l’ultimo arrivato ed in breve tempo sta conquistando l’egemonia del settore  soprattutto grazie alla sua capillare diffusione in grado di annullare le "vecchie" latenze tra produzione e fruizione. A volte le sfere professionali ed amatoriali si mescolano nel mare magnum della rete generando un volano di crescita legato alla compenetrazione reciproca nei rispettivi ambiti, carpendo tecniche, trucchi, segreti, tendenze gli uni dagli altri.

Ai margini di questi circuiti mediatici troviamo i canali di diffusione culturali , privati ed istituzionali: musei, mostre e festival dove la fotografia ricopre per lo più un ruolo artistico ricevendo solitamente cure ed attenzioni proporzionali all'effettivo valore.

Dulcis in fundo, ma non così dulcis, abbiamo il mezzo di diffusione per eccellenza, la tv, che sebbene muova il suo vorticoso giro partendo proprio dal singolo fotogramma, sembra disinteressarsi completamente della fotografia. L'argomento, talmente ampio che meriterebbe una riflessione a parte, mi spinge a sottolineare la completa mancanza (di tutta la tv, ma in particolare e per ovvi motivi di quella pubblica ) di programmi che ne trattino l’argomento. Credo che una tv di stato, per la quale elargiamo un contributo in abbonamento abbastanza salato (in rapporto a ciò che restituisce) abbia l’obbligo ed il dovere di ponderare gli spazi da dedicare all’intrattenimento diversificandoli con produzioni di interesse sociale e culturale. Oggi la nostra tv, nel disperato tentativo di rincorrere le emittenti commerciali in un terreno a loro congeniale, sta dilapidando delittuosamente un patrimonio di conoscenza e professionalità acquisito nel corso degli anni a beneficio di scimmiottanti programmi spazzatura. Le pochissime iniziative di carattere culturale e divulgativo vengono programmate in improbabili palinsesti ad orari irritanti. Qualcuno dovrebbe ricordarsi che un canone di abbonamento è una tassa a tutela di tutto tranne che dell’indecoroso spettacolo che ci propinano.

Questo tentativo di disamina sul rapporto tra fotografia e media non può non concludersi con un impietoso raffronto tra le principali testate on line del nostro paese (La Repubblica, Il Corriere della Sera e La Stampa) e quelle estere più famose: spazio dedicato, modalità di presentazione, qualità delle immagini e valenza delle stesse testimoniano una differente attribuzione di valore al concetto e all’espressione della fotografia, segnale inquietante di una sostanziale mancanza d’interesse sia da parte  dei nostri organi d’informazione colpevoli di non educare il pubblico ad una sana, corretta e consapevole fruizione di contenuti ( iniziando magari con l’utilizzo della figura del photo editor ) e sia da parte dello stesso pubblico reo di non pretendere giusta dignità per e dalla comunicazione per immagini. Il reportage è praticamente scomparso, vittima illustre di questo dinamismo portato all’eccesso. Tutto viene prodotto e consumato all’istante alimentando una dipendenza dalla notizia che talvolta diverge dall’approfondimento. Siamo informati quantitativamente e costantemente sulle notizie globali, spesso però rimanendo in superfice si da ingorarne le cause ed i retroscena e con il frequente risultato di una lettura distorta circa gli effetti da esse prodotti. Oggi la tendenza è quella di privilegiare il giornalismo partecipativo (mi riferisco ovviamente al lato fotografico), una vera manna per un settore alla costante ricerca dell'ottimizzazione e della razionalizzazione delle risorse giustificate dallo spettro (a volte spauracchio altre semplicemente alibi) della crisi finanziaria, presentandolo sotto le mentite spoglie di un positivo fenomeno culturale la cui reale efficacia, al contrario, assumerebbe valore qualora venisse integrata con il lavoro di chi spende la propria vita professionale per raccontare senza sfumature di morbosità, con occhio lucido ed obiettivo vicende complesse e delicate che meriterebbero ben altra considerazione.

 

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